domenica 25 dicembre 2016

La vera storia di Cappuccetto Rosso: quando l'uomo incontrò il lupo



Ad un certo punto della storia l'uomo incontrò il lupo per davvero. E questa amicizia millenaria è arrivata fino ad oggi. Ma cosa portò il lupo a diventare cane? E quali effetti ebbe questo incontro sull'evoluzione dell'uomo?





C'era una volta...

Come i fratelli Grimm abbiano potuto pensare, anche solo lontanamente, che Cappuccetto Rosso fosse una favola per bambini rappresenta per me un mistero.
Insomma: la nonna malata che vive da sola in un luogo non meglio identificato in un bosco, la mamma che inspiegabilmente invita la ragazzina ad attraversare da sola il suddetto bosco, l'intervento salvifico del cacciatore e il gran finale  splatter, degno di "Non aprite quella porta", a cui prendono parte pure la nonna e Cappuccetto Rosso. 

Considerando questi elementi al lettore non potrà di certo sfuggire che in questa vicenda il problema più grande non è di certo rappresentato dal lupo (quello vero intendo). Perché il lupo vero NON mangia la nonna e neppure Cappuccetto Rosso, NON porta via i bambini (nemmeno quando ha il manto nero) e tendenzialmente "svicola tutto a mancina" se sente l'odore dell'uomo. Tanto che incrociare la sua strada e poterlo osservare per pochi istanti è un evento raro e quantomai prezioso. 







I bracconieri invece esistono eccome e continuano a perseguitare impunemente il lupo che, dopo aver rischiato l'estinzione 40 anni fa a causa della pressione venatoria, è stato inserito dalla normativa italiana tra le "specie particolarmente protette". Vuol dire che a questi signori non dovrebbe venire in mente di torcergli neppure un pelo. 

Che il lettore tragga liberamente la propria personale morale, io la mia la trassi qualche anno fa (mi si consenta una licenza poetica). E, date le mie accese proteste, Cappuccetto Rosso non fu più annoverato tra i racconti da leggere prima della nanna. A questo punto mi sento di rivolgere un accorato appello a tutti i genitori che minacciano l'indisciplinata prole con lo spauracchio del famoso "lupo nero": per tenere a bada pargoli vivaci o metterli in guardia dai pericoli sono certa che potranno trovare esempi infinitamente più calzanti. 






Ma insomma perché tutte queste storie per una favola? Forse perché io il lupo ho avuto la fortuna di incontrarlo. Dopo aver incrociato per pochi istanti il suo sguardo, qualcosa di indefinito di lui è rimasto scolpito nel mio cuore, tanto che ancora oggi non mi abbandona. 

E poi perché un lupo, ad certo punto della storia umana, incontrò Cappuccetto Rosso (o qualcun altro per lei) per davvero e lì accadde un fatto senza precedenti, considerando che stiamo parlando di un grande carnivoro. Perché alcuni lupi si "fecero" cane, dando inizio a quello che, a mio umilissimo parere, rappresenta uno degli esempi più belli di coevoluzione nella storia della biologia. Semplicisticamente potremmo definire la coevoluzione come un processo evolutivo in cui due o più specie interagiscono fra loro tanto strettamente da influenzarsi, di modo che ciascuna si adatti all'altra. Un po come alcuni fiori che hanno adattato la propria forma agli insetti impollinatori, e viceversa. 


E' chiaro che, stanti così le cose, la storia di Cappuccetto Rosso potrebbe avere un finale completamente diverso. Insomma una favola con happy end incluso, degna del Natale. 
Consideratelo il mio personale regalo a tutti i lettori di Ecobriciole. 

Ringrazio di cuore il collega Stefano Spagnulo per essermi stato d'ispirazione per questo articolo, per la sua passione per la biologia, che condividiamo, e per avermi aiutata nella ricerca bibliografica. Chi vorrà approfondire troverà tutti i riferimenti in fondo all'articolo. 




Ma insomma come avvenne la "domesticazione" del lupo? Quando il lupo, da predatore che era, iniziò a camminare accanto all'uomo che, prima della domesticazione di qualsiasi altro animale o pianta, lo scelse a sua volta come compagno di viaggio? Non è una domanda da poco, visto che fare luce su questi aspetti svelerebbe molto della vita dell'uomo preistorico. Ebbene il mistero non è stato ancora del tutto risolto, in compenso molte teorie sono state avanzate. 












Resti di un uomo e di cane sepolti assieme
12.000  anni fa in Israele

Di certo i cani discendono dal lupo grigio con il quale condividono il 99,9% del DNA. E qui finiscono le certezze. 

Negli anni '70 gli scienziati portarono alla luce i resti di un cucciolo seppellito tra le braccia del suo compagno umano 12.000 anni fa in Israele: un simbolo di eterna amicizia. Per  questo si ipotizzò che la domesticazione avvenne nell'attuale Medio Oriente prima che il Neolitico avesse inizio. Il fatto è che scavi successivi portarono alla luce reperti databili anche 16.000 anni fa in Russia o Germania. Infine subentrarono le indagini genetiche che portarono ancora più indietro le lancette del tempo, collocando la domesticazione del lupo probabilmente a circa 30.000 anni fa (tanto per intenderci esisteva ancora l'uomo di Neanderthal, che si sarebbe estinto di li a poco). Significa che la linea evolutiva del cane odierno (Canis lupus familiaris) e quella del lupo grigio (Canis lupus lupus) potrebbero essersi separate poco meno di 30.000 anni fa.  



Eppure ancora oggi le origini temporali e geografiche del cane restano controverse. Taluni ritengono che il cane abbia avuto origine da processi di domesticazione avvenuti indipendentemente in più aree geografiche, mentre altri pensano che tale processo sia avvenuto in un unico luogo, ma non ci è dato sapere se si tratti di Europa, Asia Centrale o Estremo Oriente. 
Recenti analisi genetiche hanno portato a ipotizzare che due differenti popolazioni di lupi, oggi estinte, furono domesticate in Estremo Oriente e in Europa, prima che l'uomo divenisse un agricoltore stanziale. La popolazione domesticata in Oriente accompagnò le popolazioni dell'Est durante le migrazioni che le portarono a raggiungere l'Europa Occidentale circa 14.000 anni fa. Qui rimpiazzò parzialmente la popolazione indigena di cani paleolitici. 


Fu l'uomo a scegliere il lupo o il lupo che scelse l'uomo?


Nel 1907 lo scienziato britannico Francis Galton suggerì che i cani entrarono nelle nostre vite quando i nostri antenati introdussero negli accampamenti cuccioli di lupo e li allevarono. Tale ipotesi fu sostenuta da buona parte della comunità scientifica per molte decadi. Tuttavia tale processo di domesticazione avrebbe richiesto moltissimo tempo, centinaia probabilmente migliaia di anni. Un tenero lupacchiotto portato via dal branco di origine, una volta cresciuto, sarebbe comunque diventato un animale selvatico non per forza amichevole nei confronti dell'uomo. E allora cosa accadde? 



Ad oggi sono in molti a propendere per l'ipotesi dell'auto-domesticazione, ovvero fu il lupo ad avvicinarsi allo strano bipede senza pelliccia e così domesticò se stesso. Come gli venne in mente una cosa del genere? Insomma  uomini e lupi vivevano in conflitto, insieme preda e predatore l'uno dell'altro. Si erano dati la caccia a lungo e sicuramente competevano per le stesse prede. Il fatto che ad un certo punto abbiano scelto di unire le forze per aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza è di certo un'ipotesi affascinante. E, a parere di alcuni studiosi, furono proprio alcuni esemplari di lupo, quelli meno aggressivi e diffidenti, ad avvicinarsi agli accampamenti umani. 






Furono probabilmente attratti dalle carcasse abbandonate dagli uomini subito fuori gli insediamenti. Questi lupi, nutrendosi dei resti lasciati dagli uomini, vissero più a lungo e diedero vita a molti cuccioli. Di generazione in generazione si avvicinarono sempre di più all'uomo fino a quando, possiamo immaginare, un esemplare più audace si avvicinò a tal punto da poter mangiare dalle sue mani. 
D'altronde gli uomini non vedevano in questi lupi alcun pericolo, non mostravano aggressività, pertanto lasciarono che vivessero nei pressi dei loro accampamenti. Realizzarono poi nel tempo che potevano trarre molti vantaggi dalla loro vicinanza. Non da ultimo il fatto che probabilmente questi branchi di lupi, pur non essendo ancora del tutto domesticati, difendevano l'accampamento da altri predatori pericolosi per l'uomo, inclusi altri canidi.  

Ebbe inizio, così, una seconda e più attiva fase della domesticazione che portò ad "allevare" e dunque selezionare quegli ancestrali canidi perché esprimessero sempre meglio quelle doti di cacciatori, pastori e guardiani che li rendevano così preziosi. Senza contare che questi cani continuarono ad incrociarsi coi lupi. L'incontro con il cane probabilmente permise all'uomo moderno di competere con i Neanderthal rendendo l'Homo sapiens una specie vincente.






L'amicizia con il cane ebbe probabilmente un impatto enorme sull'evoluzione umana. Ma per quale motivo molti umani stabiliscono un rapporto di amicizia e vicinanza con i cani? Secondo l'etologo Takefumi Kikusui quando uomo e cane si guardano negli occhi, entrambi sperimentano un innalzamento dei livelli di ossitocina, un ormone che possiede la capacità di regolare i comportamenti sociali e materni, favorendo lo sviluppo dell'istinto parentale e dunque del prendersi cura della prole. Lo stesso ormone viene prodotto quando la mamma e il bambino stanno assieme. 

La tendenza a rispondere con comportamenti parentali tutte le volte che si riconosce un cucciolo o un individuo che ne ha i caratteri è mossa dalla motivazione epimeletica. Essa viene espressa anche in altri mammiferi e uccelli. I motori che la accendono sono l'empatia e la tenerezza, essa pertanto è alla base di comportamenti altruistici non solo tra individui della stessa specie, ma anche tra individui appartenenti a specie diverse. Sono noti casi di adozione da parte di un predatore di cuccioli appartenenti a specie abitualmente predate. 


Probabilmente alla base della domesticazione ci fu molto di più del reciproco vantaggio nel soddisfacimento di bisogni alimentari e di protezione. Non si può infatti escludere l'ipotesi del maternaggio, ovvero di donne che hanno allattato, negli antichi insediamenti umani, cuccioli di lupo rimasti orfani per vari motivi. La motivazione epimeletica rappresenta infatti uno dei comportamenti più profondi e radicati e potrebbe essere stata parte integrante nel processo di domesticazione del lupo. Ancora oggi esistono popolazioni in cui viene comunemente praticato il maternaggio di cuccioli di altre specie, come nel caso della tribù di Awà-Guajà, una delle ultime popolazioni di cacciatori-raccoglitori in Brasile.

Alcuni ricercatori si sono spinti ancora oltre. Il biologo Greger Larson ha per esempio affermato:
"Più ne sappiamo riguardo al processo che portò i cani ad integrarsi nella società umana, più conoscenze acquisiamo sulle origini della civiltà". In sostanza senza la domesticazione del cane probabilmente non ci sarebbe stata la domesticazione di nessuna altra specie, ne tanto meno la civiltà come la conosciamo ora. 


Come gli umani addomesticarono i cani e i cani addomesticarono gli umani

Dunque uomo e cane si incontrarono, iniziarono a collaborare e infine fecero molto di più. Una delle teorie più affascinanti è quella secondo cui uomo e cane si sarebbero evoluti in parallelo, influenzandosi a vicenda. Sia per quanto concerne la genetica, sia per quello che riguarda i comportamenti sociali. 


L'amicizia con l'uomo generò non pochi cambiamenti nel mantello, nelle orecchie e nelle code dei lupi. Essi impararono peraltro a leggere prontamente i gesti umani, cosa in cui neppure altri primati, più vicini geneticamente all'uomo, riescono così bene. I cani moderni mostrano differenze significative rispetto ai lupi per i geni coinvolti in due ruoli chiave: lo sviluppo del cervello e il metabolismo. Questo spiegherebbe perché i cani adulti non mostrano aggressività verso l'uomo, mentre i lupi adulti sono elusivi. Inoltre i cani hanno evoluto meccanismi che gli consentono di digerire l'amido assenti nei lupi (no... questo non significa che potete dargli le lasagne). In altre parole i cani hanno vissuto con l'uomo lo sviluppo dell'agricoltura, evolvendo anche tramite questo evento epocale. 





E l'uomo? Molti autori parlano del ruolo giocato dai cani "nell'umanizzazione delle scimmie" o anche nella "lupizzazione dell'uomo". 


Konrad Lorenz scrisse: "Di tutte le creature la più vicina all'uomo nella finezza delle sue percezioni e nella sua capacità di dare vera amicizia è una femmina di cane".

Come affermò la stessa Jane Goodall, pioniera negli studi sugli scimpanzè, quando venne invitata a commentare l'osservazione di Lorenz: gli scimpanzè hanno spesso comportamenti individualisti. I cani discendono dai lupi, che invece sopravvivono collaborando. Essi cacciano insieme, condividono la tana e crescono i cuccioli insieme, nonostante solo alla coppia dominante sia consentito riprodursi. In sostanza sanno che insieme sono più forti. Gli uomini potrebbero aver appreso i vantaggi del vivere in gruppi più estesi e del cacciare in branco, differenziandosi in questo modo ad esempio dagli scimpanzè a loro geneticamente più vicini, dalla loro relazione con il cane?
Alcuni studiosi si spingono addirittura a ipotizzare che la capacità di stringere amicizia derivi da questo rapporto così forte.

Ciò che questa bella favola, realmente accaduta migliaia di anni fa, ci insegna è che non è il più forte o il più sanguinario ad affermarsi, come vorrebbero farci credere alcune interpretazioni aberranti dei concetti di evoluzione e selezione naturale. La selezione naturale, con i suoi tempi certamente, non ha mai premiato comportamenti individualistici o egoistici. Non è la più intelligente delle specie quella che sopravvive, non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella che è in grado di adattarsi e di adeguarsi meglio ai cambiamenti dell'ambiente in cui si trova. Questa frase viene spesso erroneamente attribuita a Darwin, che mi piace considerare come il papà di tutti i biologi, anche se, pur semplificando parecchio, riassume bene alcuni concetti espressi in "L'origine delle specie".


Un finale diverso


"C'era una volta una bambina di nome Cappuccetto Rosso. Cappuccetto Rosso aveva una nonna che viveva in una casetta nel bel mezzo di un bosco, lontano dal villaggio. Il lettore si chiederà cosa ci facesse la nonna, che aveva i suoi acciacchi, da sola in mezzo al bosco. Non ci è dato saperlo, così è la storia. Fatto sta che Cappuccetto Rosso doveva fare molta strada per portarle ciò di cui aveva bisogno. Un giorno, carica di focacce e manicaretti di ogni tipo, percorreva tranquilla la sua strada, quando si accorse che un lupo, con fare discreto, la stava osservando nascosto tra i rami di un cespuglio. Il lupo - ma che bello che era? - non era poi così male come lo descrivevano in fondo! Così proseguì per la sua strada. Il lupo, dal canto suo, era indeciso se potersi fidare o meno di questo curioso animale senza pelliccia, d'altronde non sembrava pericoloso e, in questo caso, nemmeno armato. E poi che profumino veniva fuori dalla sua sacca! Meglio stare a vedere cosa poteva venirne fuori. E così il lupo, di natura guardingo e sfuggente, decise di seguire la bambina. D'altronde è risaputo: in ogni specie prima o poi nasce un individuo gagliardo che decide - beninteso, con le sue paure! - di vedere cosa c'è oltre le strade di consueto percorse. Così arrivarono assieme davanti alla casa della nonna. Cappuccetto Rosso si voltò incuriosita, insomma cosa voleva de lei questo lupo? Il lupo, nel frattempo, si era seduto e stava li a fissarla con aria interrogativa.

- Oh, lupo, che orecchi grandi hai! -
- Così da poterti avvisare di ogni pericolo e per accompagnarti nella caccia! Anche perché se aspettiamo te facciamo notte! -

- Oh, lupo, che occhi grandi che hai! -

- Ma sei di coccio? Non lo hai letto tutto il polpettone sulla motivazione epimeletica? -

- Oh, lupo, e che bocca grande che hai! -
-  Ah, quella è direttamente proporzionale alla quantità di cibo che mi vedrai letteralmente fagocitare per poi guardarti, dopo 3 minuti d'orologio, come se non mi nutrissi da giorni! Dai, poi un bacino ogni tanto te lo do lo stesso! -

Proprio in quel momento la nonna aprì la porta ed esclamò - Cappuccetto Rosso no! Va bene scoiattoli, lucertole, piccioni, rondini e tutta l'arca di Noè... ma pure lupi devi portare in casa? Ma insomma, non potevi studiare medicina o giurisprudenza, come tutte le tue amiche, invece di biologia? - 

Ma il lupo non era interessato a questo noioso questionare umano, pertanto entrò in casa e andò ad accucciarsi comodamente vicino al caminetto, che tentassero pure di farlo andare via! Poi con la nonna se la sarebbe vista Cappuccetto Rosso.

Il cacciatore, nel mentre, era comodamente disteso sul divano, quel giorno non aveva voglia di uscire. E nemmeno i cani, troppo freddo. Per cui decise di guardare le sue serie tv preferite per tutto il pomeriggio."

Morgana & Me
La favola che descrive l'incontro tra l'uomo e il lupo che si è fatto cane è una storia d'amore che dura da migliaia di anni. 

Antoine de Saint-Exupéry scriveva ne "Il Piccolo Principe":

"La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: «Per favore... addomesticami», disse. «Volentieri», rispose il piccolo principe, «ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose». 
«Non si conoscono che le cose che si addomesticano», disse la volpe. «Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!»"

Buon Natale a tutti da Ecobriciole!





Bibliografia

Grimm D - Dawn of the dog - Science, 2015; 348(6232):274-9

Spagnulo S - Il Lupo e la Balia - I Nostri Cani (ENCI), 2011: 23-24

Wayne RK  and Ostrander EA - Lessons learned from the dog genome - TRENDS in Genetics, 2007; 23(11)

Skoglund P, Ersmark E, Palkopoulou E, Dalén L - Ancient Wolf Genome Reveals an Early Divergence of Domestic Dog Ancestors and Admixture into High-Latitude Breeds - Current Biology, 2015; 25: 1515–1519

Schleidt WM and Shalter MD - Co-evolution of Humans and Canids. An Alternative View of Dog Domestication: Homo Homini Lupus?- Evolution and Cognition, 2003; 9(1)

Guo-dong Wang et al - The genomics of selection in dogs and the parallel evolution between dogs and humans - Nature Communications, 2013

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McCormick, F -  Genomic and archaeological evidence suggest a dual origin of domestic dogs - Science, 2016; 352(6290)






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